opla+ OPerative LAboratory + environmental_design

post n.1 _ 21.01.2003

Quando ho aperto oplapiu.splinder.com avevo da pochi mesi capito cos’era un blog, ed era un diario on line, ne più ne meno, mi aveva incuriosito la possibilità di raccontare delle storie quotidianamente o quasi e il suggerimento mi arrivò da un amico che si stava ristrutturando casa e che con il suo blog, ora chiuso, raccontava tutte le sue vicissitudini cercando anche dei contributi materiali fisici e intellettuali, fino a documentare le feste finali per l’ingresso alla propria casa. Mi sono detto: ecco, questa cosa mi gira bene per raccontare tutto quanto fa il mio gruppo di ricerca OPLA+, senza sapere bene dove questo mi avrebbe portato. Però era un modo diverso di stare nel web al posto di avere un sito, all’epoca difficile da gestire ed implementare senza specifiche conoscenze.

In realtà le prime versioni della piattaforma ‘Splinder’ non davano la possibilità di caricare foto se non agganciandole con un link esterno ad altro spazio web, non semplice allora, non era diffuso Flickr per esempio, e le immagini e i dati tutti, viaggiano mediamente tramite modem a 56kb. Splinder non aveva neppure molti template, ma ti obbligava piacevolmente ad imparare un po’ di html per essere originali. La palestra mi è stata utile, perché ogni tanto mi piaceva cambiare qualcosa nel codice. E poi c’era questa cosa dei ‘commenti’, e delle categorie, cosicché risultava abbastanza facile capire chi poteva avere i tuoi stessi interessi e lasciare qualche traccia di se in altri blog. A dir il vero quelli interessati all’architettura e alle installazioni erano perle rare, ma nel corso degli anni si sono moltiplicati, consentendo di creare piccole reti di relazione con discussioni e interazioni attraverso il mondo dei blog/commenti/scambio-contenuti/blog-collettivi.

Nel 2008 ricevo un invito ad iscrivermi ad un gruppo di Facebook, non sapevo cosa fosse ma fu il motivo per iscrivermi a quel social-network. Quel gruppo non ebbe nessun successo e nessun seguito, troppo avanti l’idea di aggregare blog e architetti, ma Facebook cominciò a dilagare nella rete italiana, con tutti i risvolti che oggi conosciamo. I blog da allora però persero la loro autonomia di interrelazione, mischiandola a torto o ragione con i flussi dei neo-network ed i siti dal canto loro si presentarono sempre più come flussi di informazioni aggiornabili e commentabili, con facili sistemi di cms.
Il web 2.0 insomma prende piede, e mentre contagia ogni supporto, tablet, cellulari,  inaspettatamente il portale ‘Splinder’ a fine 2011 chiude i battenti, mandando a casa oltre 250.ooo blog.

Oggi a dieci anni dal primo post, riguardo con tenerezza tutti questi passaggi, sono archeologia del web per certi aspetti, mentre la rete oggi svalanga miliardi di input percettivi al secondo, e genera un vasto rumore di sottofondo che apre comunque a molteplici e inaspettate vie relazionali. Non so bene quale sia oggi il compito di un blog, di un blog di architettura, forse proprio quello di porsi come filtro, un filtro insonorizzante al flusso rumoroso, cercando spazi densi nei contenuti e nella chiarezza identitaria e comunicativa. Per noi OPLA+ rimane ancora il modo più semplice per raccontare se stessi e le nostre attività di esplorazione libere da qualsiasi ‘committenza’.

P.S. dedico queste poche righe a Emmanuele e Salvatore, che so fra i pochi a conoscere molte delle storie che abbiamo raccontato, e linko a questo post di Wilfing architettura che in qualche modo mi ha fatto ricordare da dove siamo partiti.. ;-)

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